giovedì 27 marzo 2008

LE GUERRE IN ITALIA

LE GUERRE IN ITALIA di Ivan Pollazzi

L’incoronazione di Carlo V a imperatore nel 1520, accese le discordie con Francesco I di Francia, discordie che scoppiarono nel 1521 in una serie di conflitti, che si trascinarono senza soluzione di continuità fino al 1544.
Nel 1521, la prima guerra, che terminerà nel 1525, cominciò con il tentativo di annessione –riuscito- del ducato di Milano da parte dell’imperatore, che vi reinsediò gli Sforza. L’imperatore fu quindi subito favorito alla vittoria finale, che ottenne il 24 febbraio 1525 a Pavia, battaglia ove lo stesso re Francesco I fu fatto prigioniero; questi fu quindi costretto a firmare un trattato di pace, quello di Madrid, firmato l’anno successivo, che lo vedeva cedere il ducato di Milano e la Borgogna all’imperatore.
Questo trattato, molto oneroso, convinse Francesco a creare un’alleanza antiasburgica, la lega di Cognac, che annoverava Firenze, le repubbliche di Genova e Venezia, il duca di Milano, il Papa e gli Ottomani, che nel frattempo avanzavano a oriente. L’imperatore scese immediatamente in Italia con un esercito di mercenari luterani tedeschi, i Lanzichenecchi, che sbaragliarono l’esercito della Lega il 6 maggio 1527 e che si diressero a Roma, dove papa Clemente VII stesso, dovette asserragliarsi per 8 mesi in Castel S. Angelo, mentre i mercenari saccheggia
vano la Città. Questo portò allo scioglimento della Lega a alla firma di patti che assicurarono, a Carlo, un po’ di tranquillità e che si firmarono a Barcellona nel 1529 e a Bologna nel 1530; qui Carlo ridiede spolvero a un antico rito medievale, in cui il Papa gli pose sul capo sia la corona ferrea, che quella imperiale. La profonda crisi del papato, spinse Genova ad allearsi con Carlo V, Venezia ad invadere lo Stato Pontificio impadronendosi di Ravenna, e Firenze a scacciare i Medici – famiglia di cui faceva parte il Papa -. Nel 1529 fu firmato anche il trattato di Cambrai, che pose termine al conflitto italico di Francesco I: questo trattato imponeva la rinuncia di Francesco I sul ducato di Milano –restituito al duca Francesco II Sforza - in cambio alla rinuncia di possibili rivendicazioni di Carlo V sulla Borgogna.
L’Italia così si riconfigurava definitivamente nel 1535, con l’annessione del ducato di Milano alla morte senza eredi di Francesco II Sforza, preceduto dal ritorno dei Medici a Firenze e dalla creazione di una lega degli stati italiani, lega che doveva garantirgli la pace e la tranquillità nella Penisola. Dal ’30 al ’35 quindi Carlo V tentò di riorganizzare l’impero, ma il ducato di Milano continuava a costituire pretesto per le lotte, tra i due grandi protagonisti della storia europea dell’epoca. Due furono le guerre scatenate da ciò: una nel 1535, terminata nel 1537 e l’altra nel 1542, che terminò nel 1544 ma come prevedibile fu sempre Francesco I ad avere la peggio e sempre lui, ogni volta, assicurò la rinuncia a ogni pretesa di diritto sul ducato. L’unico ad approfittare di queste guerre fu il papa Paolo III (1534-1549), che riuscì a creare per il proprio figlio, Pier Luigi Farnese, il ducato di Parma e Piacenza.
Ecco come raccontava gli avvenimenti un capitano dell’esercito imperiale che partecipò al Sacco di Roma:

Il 6 maggio abbiamo preso d’assalto Roma, ucciso seimila uomini, saccheggiato le case, portato via quello che trovavamo nelle chiese e dappertutto, e finalmente incendiato buona parte della città. Strana vita davvero! Abbiamo lacerato, distrutto gli atti dei copisti, i registri, le lettere, i documenti della curia. Il papa è fuggito in Castel Sant’Angelo con la sua guardia del corpo, cardinali, vescovi, abitanti di Roma e membri della curia sfuggiti al massacro. L’abbiamo assediato per tre settimane fino a che, spinto dalla fame, dovette consegnare il castello. Quattro capitani spagnoli, fra cui un nobile, l’abate de Najera, e un segretario imperiale, sono stati delegati dal principe d’Orange per la consegna del castello. Il che fu fatto. Là abbiamo trovato il papa Clemente con dodici cardinali in un ripostiglio. Il papa ha dovuto firmare la convenzione di resa che gli ha letto il segretario. Tutti si lamentavano miseramente; piangevano molto. Siamo tutti ricchi.
Avevamo occupato Roma solo da due mesi che già cinquemila dei nostri morirono di peste, perché non si seppellivano i cadaveri. In luglio, mezzi morti, lasciammo la città per le Marche allo scopo di trovare un’aria migliore.

[A. Saitta, Antologia di documenti e di critica storica]

3 commenti:

FILIPPO LUCIA IVAN VALENTINA ha detto...

Ciao Ivan, ritieniti orgoglioso di essere il primo ad aver pubblicato qualcosa sul nostro blog!!! a presto,vale

Giovanni Pederzoli ha detto...

Ciao a tutti!
L'intenzione era quella di mettere un commento con una domanda degna del più perfido Marzullo, ma siccome ci conosciamo mi limito a farvi i complimenti per il blog e in particolare per quel banalissimo esercizio a lato al quale anche un bambinello di tre anni saprebbe rispondere senza problemi!(mi chiedo che sia così ignorante da poterlo sbagliare e magari rispondere Colombo...mah...chissà)
Hasta luego!(da parte di tutti!)

FILIPPO LUCIA IVAN VALENTINA ha detto...

Grazie mille!!
Hai ragione, la prossima volta penseremo a qualcosa di più complesso visto che tutti hanno risposto in modo corretto a parte uno... ma non si fanno nomi naturalmente...
A presto, Vale